UPDATE Demolition VS expansion: whose right is it?

ottobre 20, 2017 at 9:18 am

Israeli forces demolish house in Halaweh Palestinian village

(Italian follows)

On October 19, Israeli Army demolished two houses in the Palestinian village of Halaweh and one in Humra hill, close to At-Tuwani, leaving two families without home. At the same time, Israeli settlers where building new houses inside Ma’on settlement. The aim of the new constructions is to expand the settlement area, built on a stolen land that belongs to Palestinians.

Just two days ago the Spokesperson for EU Foreign Affairs and Security Policy/European Neighbourhood Policy and Enlargement Negotiations stated “all settlement activity is illegal under international law, and it undermines the viability of the two-state solution and the prospect for a lasting peace.” (https://eeas.europa.eu/headquarters/headquarters-homepage/34139/statement-recent-israeli-decisions-promote-thousands-settlement-units_en)

Ma’on Israeli settlement expansion works

UPDATE Demolizioni VS espansioni: di che diritti stiamo parlando?

Il 19 ottobre l’esercito israeliano ha demolito due case nel villaggio palestinese di Halaweh a una nella collina di Humra, vicino ad At-Tuwani, lasciando due famiglie senza casa. Allo stesso tempo i coloni israeliani stavano costruendo delle nuove abitazioni all’interno della colonia di Ma’on. Lo scopo delle nuove costruzioni è quello di espandere l’area dell’insediamento israeliano, che è stato costruito su terra sottratta ai legittimi proprietari palestinesi.

Solo due giorni fa il portavoce degli Affari Esteri dell’Unione Europa ha dichiarato “tutte le attività delle colonie israeliane sono illegali secondo il diritto internazionale, e minano possibilità di arrivare ad una soluzioni a due stati nella prospettiva di una pace duratura”  (https://eeas.europa.eu/headquarters/headquarters-homepage/34139/statement-recent-israeli-decisions-promote-thousands-settlement-units_en)

Palestinian house demolished in At Tuwani. In the background the illegal Israeli outpost of Havat Ma’on

Military escort for schoolchildren: an alarming trend

ottobre 13, 2017 at 10:30 am


(Italian follows)

On October 10th the Israeli army failed to escort Palestinian schoolchildren from the villages of Tuba and Maghayir al Abeed on their way to school in At Tuwani.

Tired of waiting and being late at school everyday, yesterday morning the children decided to walk the path between the illegal Israeli outpost of Havaat Ma’on and the Israeli settlement of Ma’on, despite the escort’s absence. On the same road, before the establishment of the escort by the Israeli army, Palestinian children have been repeatedly and brutally attacked by Israeli settlers.

On the same day, in the afternoon, the Israeli army escort arrived more than 30 minutes late, forcing the Palestinian children to wait in a dangerous area.

Another incident occurred on October 11th during the afternoon school patrol the Israeli army jeep left ahead of schedule leaving the Palestinian children alone in the middle of their way back home. As the soldiers went away an Israeli settlers’ car arrived on the spot and tried to run over the Palestinian children. Luckily the children were able to avoid the car and ran back home.

Despite school started only one and a half month ago (32 school days), data on the Israeli Army escort’s misconducts show already an alarming trend: – in the morning, the escort arrived late 16 times (50%) causing the loss of152 minutes of school – in the afternoon, the escort arrived late 26 times (81%), forcing the Palestinian children to wait 651 minutes (nearly 11 hours) before going home. Moreover, in this short period of time the escort didn’t show up 2 time and in one of those Palestinian children have been attacked by Israeli settlers (September 12th).

Under Israeli Knesset Committee for Children’s Rights order, the Israeli army has the duty to protect and escort the children from the Palestinian villages of Tuba and Maghayir al Abeed both on their way to school and on their way back home, but many times they misconduct, putting the children in danger or forcing them to wait hours and to walk alone in an area where settlers have often attacked them.

Israeli army escort is not a sufficient and efficient measure in order to guarantee the right to education to Palestinian children, a basic and fundamental right of all children.

Scorta militare per i bambini della scuola: un trend allarmante

Il 10 ottobre l’ esercito israeliano non ha garantito la sicurezza dei bambini palestinesi provenienti dai villaggi di Tuba e Maghayir al Abeed durante il loro percorso verso la scuola di At Tuwani.

Stanchi di aspettare e di arrivare tardi a scuola ogni giorno, ieri mattina i bambini hanno deciso di percorrere la strada che passa tra l’avamposto israeliano illegale di Havat Ma’on e la colonia di Ma’on, nonostante l’assenza della scorta militare. Su quella stessa strada, prima che fosse istituita la scorta militare israeliana, i bambini erano stati aggrediti ripetutamente e brutalmente dai coloni israeliani.

Lo stesso giorno, nel pomeriggio, la scorta israeliana è arrivata più di 30 minuti in ritardo, obbligando i bambini palestinesi ad aspettare in una zona pericolosa.

Anche l’ 11 Ottobre i bambini sono stati in pericolo nella strada verso casa: infatti la jeep della scorta militare  li ha lasciati a metà del percorso, andandosene. Quando i bambini si sono trovati soli una macchina di coloni israeliani li ha inseguiti. Fortunatamente i bambini sono scappati verso casa e la macchina non li ha raggiunti.

Nonostante la scuola sia iniziata solo un mese e mezzo fa (32 giorni di scuola effettivi) i dati sulle negligenze della scorta militare israeliana mostrano un trend preoccupante:

– al mattino la scorta è arrivata in ritardo 16 volte (50%) causando ai bambini la perdita di 152 minuti di scuola

-al pomeriggio la scorta è arrivata in ritardo 26 volte (81%) obbligando i bambini palestinesi ad aspettare 651 minuti (quasi 11 ore) prima di tornare a casa.

Inoltre, in questo breve periodo di tempo, la scorta non si è presentata 2 volte ed una di queste volte i bambini palestinesi sono stati attaccati dai coloni israeliani (12 settembre).

In forza di un ordine della Commissione per i diritti dei bambini del parlamento israeliano, l’esercito israeliano ha il dovere di proteggere e scortare i bambini dai villaggi palestinesi di Tuba e Maghayir al Abeed sia nel tragitto verso la scuola che in quello per tornare a casa, ma molte volte i soldati sono negligenti, mettendo in pericolo i bambini ed obbligandoli ad aspettare per delle ore in zone dove i coloni li hanno spesso attaccati.

La scorta militare non è una misura sufficiente e efficiente per garantire il diritto all’istruzione ai bambini palestinesi, un diritto fondamentale per tutti i bambini.

UPDATE: Settlers’ attack at Sarura Palestinian village, Sumud Camp

ottobre 11, 2017 at 3:26 pm

(Italian follows)

Two nights ago, some Israeli settlers from the illegal outpost of Havat Ma’on, irrupted inside Sumud Camp. On this spot since last May a nonviolent action has taken place involving young Palestinians and Israelis aiming at the reconstruction of the Palestinian village of Sarura. In fact, in the ‘90s Palestinian families were forced to leave their own houses and lands due to the constant violences perpetuated by Israeli settlers.

On October 9th, at about 10:30 pm, while Palestinian guys were having dinner inside a cave, a group of settlers irrupted in the village damaging the works of the last months, especially the entrance sign and some plants. The Palestinians scared by the noises, went out from the cave and managed only to see the damages and the settlers’ escape.

Despite feeling let down from what happened, the Palestinians keep on living and working everyday at Sumud Camp hoping to see it inhabited again.

UPDATE: Attacco dei coloni al villaggio palestinese di Sarura, Sumud Camp

Due notti fa, alcuni coloni israeliani provenienti dall’avamposto illegale di Havat Ma’on, hanno fatto irruzione nel Sumud Camp, dove dal mese di maggio i giovani palestinesi e israeliani stanno portando avanti un’azione non violenta, ricostruendo il villaggio di Sarura. Infatti, negli anni ’90 le famiglie palestinesi che vi abitavano erano state costrette ad abbandonare il villaggio a causa delle violenze subite dai coloni.

Alle 22.30 del 9 ottobre, mentre i ragazzi palestinesi cenavano all’interno di una delle grotte alla quale stanno lavorando, un gruppo di coloni è entrato al villaggio distruggendo il cartello d’entrata, alcune piante e danneggiando i lavori degli ultimi mesi. I palestinesi spaventati dai rumori sono usciti dalla grotta, facendo così fuggire i coloni.

Nonostante la frustrazione nel vedere distrutto il lavoro di mesi in pochi secondi, i ragazzi continuano a vivere e lavorare ogni giorno al Sumud Camp nella speranza di rivederlo abitato.

UPDATE: Popular action against arrest

ottobre 8, 2017 at 10:22 am

(Italian follows)

Yesterday night soldiers detained a Palestinian boy without any charge.

Palestinian women and men of At-Tuwani village took the road in order to protest against the abusive and humiliating behavior of Israeli soldiers. They conducted a nonviolent popular action, and they succeeded: after a while the soldiers release the boy and went away.

UPDATE: Azione popolare per fermare un arresto

Ieri notte soldati israeliani hanno detenuto un ragazzo palestinese, senza nessuna accusa.

Donne e uomini palestinesi del villaggio di At-Tuwani sono scesi in strada per protestare contro i comportamenti abusivi e umilianti dei soldati israeliani. Hanno portato avanti un’azione popolare e non violenta, finché non hanno raggiunto il loro scopo: il ragazzo è stato rilasciato e i soldati se ne sono andati.

From the Firing zone 918, South Hebron Hills

ottobre 6, 2017 at 7:55 am

(Italian follows)

The so called “Firing Zone 918” is considered from Israeli Army a training area for military operation.

Operation Dove volunteers yesterday visited new houses and families who move in the area, new school, new road, new dwell.

Military violence is not enough to stop the active energy of people that just need to live in dignity in their own land.

Dalla Firing Zone 918, colline a sud di Hebron:

La cosiddetta “Firing Zone 918” è considerata dall’esercito israeliano un’area per training e operazioni militari.

I volontari di Operazione Colomba ieri hanno visitato nuove famiglie che si sono trasferite a vivere lì, una nuova scuola, nuove case, nuove strade, nuovi pozzi.

La violenza militare non è sufficiente a fermare l’energia vitale di persone che chiedono di poter restare dignitosamente nella propria terra.

Direzione Giustizia!

settembre 16, 2017 at 5:01 pm

Fermarsi, cliccare “pausa” e togliere il volume. Ne avremmo bisogno tutti ora, non per fuggire da questo istante così complicato, ma per essere immersi ancora di più in questa  assurdità e trovare lo spazio per essere cortocircuiti di giustizia efficace.
Invece le cose scorrono veloci, e anche oggi il sole è sorto alle spalle dell’avamposto illuminando i nostri visi ancora increduli per gli accadimenti di questi giorni.

Ho bisogno di scorrere gli istanti dolorosi e violenti, analizzarli, ma ancora più forte è la necessità di ricordare i momenti gioiosi, di vita semplice, la quotidianità che scorreva tra un’ ingiustizia e l’altra.
Un raid notturno, violenza di quella che appiccica, che lascia segni. Rabbia e detenzioni immotivate, ragazzini impauriti che si fanno forza, due mani che si stringono, come a dire: “fa paura, ma siamo insieme dentro a quest’assurdità”.
Dormire in grotta nell’attesa di un ritorno, del ritorno di anime innocenti, obbligate ad affrontare interrogatori insensati, anzi un senso c’era: quello di portare allo sfinimento la ribellione interiore, la corsa alla giustizia. Le ore notturne rotte da una risata di gioia di chi torna, con racconti terrificanti, ma anche con battute che ci fanno ridere fino all’alba.
Le anime ribelli non sono state soffocate, anzi sorridono ancora e si sono strette per essere più forti.
Un arresto improvviso e mirato, quattro uomini inespressivi pronti a difendere con arroganza l’ingiustizia, un ragazzo giovane, ma che ha scelto, ha scelto di vivere, vivere con dignità.
Studiava le nozioni e le teorie, e continua a farlo, ma ha scelto anche di essere giustizia ed è per questo che oggi non vedrà l’aula universitaria, ma solo una cella con la speranza di poter parlare davanti ad una corte. Questo assurdo arresto però ha richiamato alla realtà tutti quelli che piano piano si stavano accomodando e cedevano alla normalità, che normale non era, un risveglio traumatico forse, ma necessario. Le donne hanno alzato la testa, le ragazze hanno tirato fuori la voce, gli uomini hanno ripreso la corsa alla dignità.
E infine un ragazzino tra le braccia della nonna. Un padre che perde un altro figlio per aver scelto la nonviolenza, per aver creduto in un mondo giusto. Ma qui non c’è niente di giusto, quattro uomini inespressivi gravitano attorno al ragazzino e altri 4 soldati armati non badano alla presenza dei piccoletti che con occhi sgranati fissano la scena. Le sorelle urlano a gran voce l’assurdità della situazione, la madre e le zie a testa alta portano avanti i valori per i quali i loro figli ora portano le manette, i giovani amici si arrabbiano e si indignano. Ed ecco un padre che oggi dovrà consegnare il secondo figlio alle autorità, consegnare un giovanissimo lottatore di giustizia all’esercito dell’ingiustizia.
Un’altra notte, un altro cielo stellato, il telefono suona per qualche emergenza, dalla firing zone risuonano i rumori dei training militari, e domani i bambini scortati da soldati, troppo giovani per tutto quel potere, raggiungeranno la scuola.
E noi? A nessuno di noi è mai venuto il dubbio che fosse troppo, che fosse finita!
La vita scorre nonostante tutto questo: i padri sorseggiano caffè nel tetto di casa, le donne cucinano, i bambini giocano sulla porta. Anche noi andiamo avanti, direzione Giustizia.
G.

UPDATE: Sheikh Jarrah, Gerusalemme: l’ingiustizia continua

settembre 9, 2017 at 9:24 am

SHEIKH JARRAH è un quartiere palestinese di Gerusalemme che conta circa 3000 residenti, in maggioranza famiglie di profughi del 1948. Nell’ultimo decennio è diventato un punto chiave del processo di appropriazione della città da parte di organizzazioni di coloni israeliani di estrema destra.

La legge a cui si appellano i coloni prevede, per le famiglie ebree che abitavano lì prima del 1948, di poter riprendere possesso delle loro case. Questa legge è fortemente discriminatoria, perché non prevede lo stesso diritto per le famiglie palestinesi.

Martedì 5 settembre centinaia di poliziotti israeliani hanno evacuato dalla loro casa la famiglia Shamasneh (composta da 8 persone, compresi bambini e anziani) dalla casa dove abitavano dal 1964. Tre coloni israeliani hanno immediatamente preso il loro posto.

Ieri, venerdì 8 settembre, più di 200 attivisti Israeliani hanno marciato per le strade di Gerusalemme, fino alla casa della famiglia Shamasneh, per manifestare la loro solidarietà, contro le politiche discriminanti messe in atto da polizia e coloni israeliani. La manifestazione si è svolta in maniera non violenta, nonostante le provocazioni dei coloni, che hanno usato spray urticanti sui manifestanti. La polizia israeliana ha arrestato un bambino palestinese di 7 anni, due attivisti israeliani e ne ha ferito alla testa un terzo.

UPDATE: Palestinian activists release

settembre 7, 2017 at 8:18 am

(Italian follows)

Yesterday night Sami (20 years old) was released from Israeli military prison of Ofer, after being processed yesterday morning. He spent three nights in prison, after the Israeli police arrested him in Sarura village/Sumud camp, where he’s leading the nonviolent resistance.

Also his brother Hammudi (13 years old) came back home yesterday. After one day and half of waiting in Kyriat Arba police station, the Israeli police interrogated him and detained him for some hours.

This morning Sami and Hammudi could go back to school and university.

UPDATE: Attivisti palestinesi rilasciati

Sami (20 anni) è stato rilasciato ieri notte dal carcere militare di Ofer, dopo il suo processo che si è tenuto ieri mattina. Sami è stato tre notti in prigione, dopo che la polizia israeliana l’ha arrestato nel villaggio di Sarura/Sumud Camp, dove sta portando avanti una resistenza non violenta. 

Anche suo fratello Hammudi (13 anni) è tornato a casa ieri sera. Dopo aver passato un giorno e mezza di attesa nella stazione di polizia di Kyriat Arba, è finalmente stato interrogato e poi detenuto per qualche ora.

Stamattina Sami e Hammudi hanno potuto tornare a scuola e all’università.

UPDATE: Human rights activist SAMI HUREINI arrested at Sumud Camp in Sarura village

settembre 4, 2017 at 1:14 pm

Israeli police unmarked car drive away from Sarura village after the arrest of the Palestinian human rights activist

Sami Hureini during a nonviolent demonstration

(Italian follows)

On the morning of September 3 an Israeli unmarked car arrived on the Palestinian village of Sarura and four policeman without uniform arrested a young Palestinian man, Sami Hureini, 20-years-old. He leads the nonviolence resistance of Sumud camp. Israeli military did not give any explanations.

UPDATE: L’attivista per i diritti umani SAMI HUREINI arrestato al Sumud Camp nel villaggio di Sarura

La mattina del 3 settembre quattro poliziotti in borghese sono arrivati nel villaggio palestinese di Sarura con una macchina civile israeliana e hanno arrestato un giovane palestinese, Sami Hureini, di soli 20 anni. Il ragazzo arrestato ha guidato in questi mesi le azioni di resistenza nonviolenta del Sumud camp. La polizia non ha dato nessuna spiegazione.

Israeli policemen in plainclothes arrest the Palestinian human rights activist in Sarura on September 3, 2017

SARURA VILLAGE: being arrested because of Sumud

settembre 2, 2017 at 2:16 pm