Israeli forces burst interrupt a nonviolent action of resistance (planting trees)
Israeli forces burst into At Tuwani Palestinian village and interrupt a nonviolent action of resistance.
Some Palestinians of At Tuwani with a consistent group of Hebron University students, internationals and Israeli activists were planting olive trees on a hill of the village when Israeli army, police and civil administration arrived and stopped the works, they started checking IDs and halted the people for some time without clear reasons. After a while Israeli forces declared the area closed without showing any order. They tried to pushed people away but the Palestinians decided to remain in the area.
Le forze israeliane irrompono nel villaggio palestinese di At Tuwani e interrompono azione di resistenza nonviolenta.
Diversi palestinesi del villaggio di At Tuwani insieme a un gruppo di studenti dell’università di Hebron, internazionali e attivisti israeliani stavano piantando alberi d’ulivo in una collina del villaggio, quando esercito, polizia e amministrazione civile israeliana sono arrivate sul posto e hanno fermato i lavori. Le forze israeliane hanno iniziato a controllare i documenti dei presenti e hanno impedito il proseguimento dell’azione senza dare spiegazioni. Dopo alcuni minuti hanno dichiarato l’area chiusa senza mostrare alcun ordine. Soldati e polizia israeliani hanno provato ad allontanare con la forza i presenti ma i Palestinesi hanno deciso di rimanere.
Armed Israeli settlers from invaded the Palestinian village of At-Tuwani
On March 10 at 11.00 am, more than 30 armed settlers from the illegal Israeli outpost of Havat Ma’on invaded the Palestinian village of At-Tuwani.
More than 20 Israeli soldiers, police and border police arrived in the village, but did nothing to remove the settlers, who remained in the village for more than two hours.
The residents of At Tuwani, including the women and children and accompanied by international and Israeli activists, confronted the settlers and prevented them from entering homes in the village.
The Israeli settlers threw stones and threatened Palestinians with guns. In response the soldiers used teargas and sound grenades to move the Palestinians and activists out of the area, and then declared a large area of Palestinian land, including agricultural areas and olive groves, a closed military zone.
Army and Border police continued to occupy the village throughout the day.
Coloni armati fanno irruzione nel villaggio palestinese di At-Tuwani
Il 10 Marzo all ore 11.00 del mattino, un gruppo di 30 coloni armati proveniente dall’avamposto israeliano illegale di Havat Ma’on ha fatto irruzione nel villaggio palestinese di At-Tuwani.
Un numero consistente (più di 20) di soldati e poliziotti israeliani si sono presentati sul posto, il loro intervento però si è rivolto unilateralmente a favore dei coloni israeliani i quali sono rimasti all’interno del villaggio per ore.
In risposta a tale atto violento i palestinesi del villaggio supportati da attivisti israeliani e internazionali hanno cercato di respingere l’attacco ingiustificato e di difendere le proprie case. A tale azione di resistenza popolare nonviolenta hanno partecipato anche donne e bambini.
I coloni israeliani hanno lanciato pietre e minacciato i palestinesi con armi da fuoco. L’esercito non solo non ha impedito il protrarsi della situazione ingiusta in atto, ma è intervenuto mediante il lancio di bombe sonore e fumogeni su palestinesi e attivisti israeliani e internazionali chiudendo gran parte dell’area.
Polizia e esercito han continuato a occupare il villaggio per tutto il giorno..
Israeli border police and soldiers at At-Tuwani school
(Italian follows)
On 25 February at about 11:00 AM Israeli border police and soldiers arrived in three jeeps at the school in the Palestinian village of At-Tuwani.
They questioined the principale of the school about the presence of Israeli activists and international in the village, and about recent nonviolent actions in the area. They interrupted the school day for about one half hour. The students were frightened, but now they come back to school.
Settlers from Havat Ma’on outpost fired several shots towards a group of Palestinian youth and internationals
(Italian follows)
On the afternoon of 23 February five Israeli settlers from the illegal outpost of Havat Ma’on fired several shots from a distance towards a group of Palestinian youth and internationals as they walked from At-Tuwani village to Tuba Village.
The group, which included one seven-year-old boy, arrived safely in Tuba village after running from the settlers. Five armed settlers then arrived at Tuba village in a car and attempted to enter the village, but were prevented from doing so by youth from the village.
Israeli soldiers and police arrived and spoke with the settlers, and forced the Palestinians to leave the area.
There were no consequences for the settlers.
Coloni dell’avamposto di Havat Ma’on hanno sparato in direzione di un gruppo di giovani palestinesi ed internazionali
Nel tardo pomeriggio del 23 febbraio cinque coloni israeliani dell’avamposto illegale di Havat Ma’on hanno sparato da lontano diversi colpi di fucile in direzione di un gruppo di giovani palestinesi e internazionali che stavano camminando dal villaggio di At-Tuwani a quello di Tuba.
Il gruppo, nel quale c’era anche un bambino di soli 7 anni, è arrivato salvo a Tuba dopo una lunga corsa. Poco dopo una macchina con a bordo 5 coloni armati è arrivata al villaggio di Tuba cercando di entrarvi, ma ciò è stato impedito dai giovani palestinesi del posto.
Soldati e polizia israeliana hanno raggiunto il luogo, hanno poi parlato con i coloni e allontanato i palestinesi dalla zona.
Non ci sono state conseguenze per i coloni.
Fuoco o brace?
– Ore 7:32 rapporto dalle vedette: “In sella”. È il segnale, bisogna terminare i preparativi e tenersi pronti ad entrare in azione.
– Ore 7:38 nuova comunicazione: “Sono all’allevamento di polli; no Army”. Equipaggiamento in spalla e si parte verso il punto d’ingaggio.
– Ore 7:41 ultimo messaggio, come secondo i piani: “Fuori vista”. Le vedette mantengono la posizione, pronte ad intervenire ma ora sta a noi, fra poco avremo l’obiettivo in vista.
– Ore 7:49 dovremmo già vedere l’obiettivo da alcuni minuti, invece sul fianco della collina non si muove una foglia. Con la tensione che increspa la voce, parte la chiamata “Hallo ***, fi jesh?” (Ciao ***, c’è l’esercito?) – “Na’am ehna mniji” (Sì, stiamo arrivando).
Adesso fermati, smetti di leggere un momento e rifletti: quale scenario si è formato nella tua testa? Cosa immagini, cosa provi? Cosa ti aspetti ora?
Le vedette: i volontari
L’equipaggiamento: la videocamera
L’azione: lo School Patrol
L’obiettivo: una decina di bambini
Questo cambia tutto, vero?
Una manciata di bambini che due volte al giorno viene circondata da fucili ed anfibi, che sulla strada per la scuola viene scortata da giubbotti antiproiettile e granate.
Finalmente li vedi apparire in cima alla collina, intravedi il velo bianco delle due ragazze più grandi seguito da due elmetti e dai lampeggianti della Jeep.
A questo punto vieni assalito da emozioni contrastanti: da un lato c’è il sollievo di sapere che anche oggi i bambini arriveranno a scuola sani e salvi, al sicuro dalle violenze dei coloni.
Dall’altro questa stessa sensazione di leggerezza ti fa infuriare.
Si parla pur sempre di bambini, maledizione!
Ai due lati della strada lungo cui questi camminano, ci sono recinzioni e filo spinato, dietro di questi i coloni si impastano la bocca di vuota retorica sull’appartenenza atavica masticando fino alla nausea le parole “sicurezza” e “riappropriazione” mentre strampalate teorie sul diritto divino frizzano e ribollono sulla loro lingua.
Non giovani con il volto coperto e la spranga in mano, non terroristi con indosso un giubbotto esplosivo, non guerriglieri con il Kalashnikov ma bambini dal sorriso disarmante, che camminano verso la scuola.
Ecco contro chi “combattono” in nome di questi onorevoli ideali i coloni.
Ok, così non va.
O forse sì.
Rileggo ciò che ho scritto, metto il computer da parte, chiudo gli occhi ed inizio a pensare.
Mi torna in mente una conversazione avuta durante la formazione: un tipo affermava di non arrabbiarsi da più di 20 anni, che la rabbia è un’emozione negativa, che non porta nulla di buono e che anzi, lo spaventa.
Avevo risposto con durezza, dicendogli che la rabbia è un’emozione forte, esplosiva, una fonte di energia incredibile che dovremmo sfruttare e non reprimere.
È importante arrabbiarsi ma non essere rabbiosi: non lasciare che le braci ti consumino da dentro, ma lasciarsi avvampare e sfruttare questo fuoco per dare nuovo senso alla nostra presenza,
perché capita a volte di abituarsi, di adagiarsi sui morbidi cuscini della quotidianità e della rassegnazione ed è la cosa più sbagliata che possiamo fare.
Dopo 3 mesi sono contento di riuscire ancora ad infiammarmi e bruciare questi cuscini, mentre l’empatia dei miei compagni, il sorriso luminoso dei bambini e quello placido e sereno degli uomini e delle donne del villaggio lo tengono sotto controllo e mi aiutano a trasformarlo in energia costruttiva.
Dopo 3 mesi sono contento di sentire che ancora brucio, di sentire che insieme a tutte le persone che mi circondano, non sopravvivo e basta ma lotto perché io e loro possiamo sentirci vivi.
M.
UPDATE: Israeli settlers continue to steal olives in Nablus area
Olive harvest is still going on and Operation Dove volunteers are in Nablus area to support Palestinian farmers. It’s an important moment of the year: olive oil is the main source of income for many families. Also close to Adei Ad Israeli outpost Palestinians can access their land once a year, under Israeli Army coordination. This year when farmers arrived there they found their olives stolen and the trees damaged (about 90 trees).
UPDATE: i coloni israeliani continuano a rubare le olive nella zona di Nablus
La raccolta delle olive è ancora in corso e i volontari di Operazione Colomba sono nella zona di Nablus per sostenere i contadini palestinesi. È un momento importante dell’anno: l’olio d’oliva è la principale fonte di reddito per molte famiglie. Anche vicino all’avamposto israeliano di Adei Ad i Palestinesi possono accedere alla loro terra una volta all’anno, sotto il coordinamento dell’esercito israeliano. Quest’anno, quando i contadini sono giunti sul posto, hanno trovato che le olive erano stato rubate e gli olivi danneggiati (circa 90 alberi).
UPDATE: Shooting in the Palestinian village of At-Tuwani for two days in a row.
(Italian follows)
On the night of October 14th, as Palestinian witnesses reported, Israeli settlers supported by the Israeli Army tried to enter in the Palestinian village of At-Tuwani
At around 11 pm a group of about 50 settlers from the Israeli illegal outpost of Havat Ma’on arrived in the village of At-Tuwani and tried to enter inside the village. When the Palestinian inhabitants went out from their houses the settlers started chanting and throwing rocks toward them. After about 30 minutes the Israeli army arrived on the spot with a great number of soldiers and deployed in defense of the settlers shooting flash grenades, sound bombs and tear gas between houses, trying to disperse the Palestinians and let the settler entering in the village. Some Palestinians were hit by the sound bombs and flash grenades, and the tear gasses enter inside the house where women and children were taking shelter. After about 2 hours full of tension and fear Israeli army and settlers finally leaved the area.
On October 13th, in the morning, an Israeli Army jeep stormed into the village and one of the soldiers shot 5 times, close to the mosque and the school.
People on the streets of the village were heavily scared by the gunshots, so they quickly ran back home.
These two events heavily disrupted the daily routine of the Palestinian families, leaving an atmosphere of tension and insecurity.
UPDATE: Spari dentro al villaggio palestinese di At-Tuwani per il secondo giorno di fila
Nella notte del 14 ottobre, come riportato da testimoni palestinesi, un gruppo di coloni israeliani ha tentato di entrare nel villaggio di At-Tuwani con il supporto dell’esercito israeliano.
Intorno alle 11 di sera un gruppo di circa 50 coloni israeliani provenienti dall’avamposto illegale di Havat Ma’on ha raggiunto il villaggio di At-Tuwani tentando di entrarvi. Quando i palestinesi si sono diretti verso di loro i coloni hanno iniziato a lanciare pietre ed intonare canti. Dopo circa mezz’ora l’esercito israeliano è giunto sul posto dispiegando un nutrito numero di soldati a difesa dei coloni israeliani, lanciando gas lacrimogeni, bombe sonore e flash bang nel tentativo di disperdere i palestinesi e permettere ai coloni di entrare nel villaggio. Alcuni palestinesi sono stati colpiti dalle bombe sonore e dalle flash bang, mentre i gas lacrimogeni sono entrati dentro le case dove donne e bambini si stavano rifugiando. Dopo circa 2 ore piene di paura e tensione l’esercito ed i coloni hanno finalmente deciso di lasciare l’area.
La mattina del 13 ottobre una jeep di soldati israeliani ha fatto irruzione nel villaggio e uno dei soldati ha aperto il fuoco, sparando 5 colpi vicino alla moschea e alla scuola.
Le persone in strada, fortemente spaventate dagli spari, sono immediatamente corse nelle proprie case.
Questi due eventi hanno colpito duramente la quotidianità delle famiglie palestinesi, lasciando dietro sé un’atmosfera di tensione e insicurezza.
UPDATE: Popular action against arrest
(Italian follows)
Yesterday night soldiers detained a Palestinian boy without any charge.
Palestinian women and men of At-Tuwani village took the road in order to protest against the abusive and humiliating behavior of Israeli soldiers. They conducted a nonviolent popular action, and they succeeded: after a while the soldiers release the boy and went away.
UPDATE: Azione popolare per fermare un arresto
Ieri notte soldati israeliani hanno detenuto un ragazzo palestinese, senza nessuna accusa.
Donne e uomini palestinesi del villaggio di At-Tuwani sono scesi in strada per protestare contro i comportamenti abusivi e umilianti dei soldati israeliani. Hanno portato avanti un’azione popolare e non violenta, finché non hanno raggiunto il loro scopo: il ragazzo è stato rilasciato e i soldati se ne sono andati.