Passerà anche questa.
Israele, Gaza, la Freedom Flottilla
E’ stato un altro mese di occupazione. Di morti, di arresti, di check-point.
Ma è stato anche il mese dell’assurdo bagno di sangue compiuto dall’esercito israeliano in acque internazionali contro il convoglio di navi della Freedom Flotilla, che si è concluso con l’uccisione di nove attivisti turchi salpati da Cipro con l’idea di rompere l’embargo che costringe un milione e mezzo di palestinesi alla fame. Nella notte del 30 maggio, un commando israeliano ha tentato di fermare la nave Mavi Marmara con un’azione a metà tra un film di Chuck Norris e una storia di antichi pirati. E’ si è trattato proprio di un atto di pirateria dato che la nave è stata attaccata fuori dalle acque territoriali di Gaza (che seppure palestinesi, secondo gli accordi di Oslo restano sotto la “giurisdizione” della forza occupante israeliana). Da quel momento in poi, sono iniziati cori e balletti mediatici, nel tentativo di provare a dare una spiegazione plausibile ad un’altra strage compiuta da Israele, questa volta di moderata entità e non ai danni dei palestinesi, sotto occupazione da più di 60 anni, ma nei confronti di quelli che sono stati definiti “pacifisti col coltello”, che lanciavano “letali” secchi d’acqua e sedie di plastica contro il commando israeliano che tentava di attaccare la nave per “neutralizzarla”.